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Amici di Pirandello, Sciascia, Empedocle

~ "La vita o si vive o si scrive" (Luigi Pirandello) – "Regnando Amicizia ogni cosa va ad unirsi" (Empedocle) – "Non si capisce un sogno se non quando si ama un essere umano" (Leonardo Sciascia)

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Archivi Mensili: agosto 2007

19 domenica Ago 2007

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gattopardo, letteratura - articoli, tomasi di lampedusa, viaggi

VIAGGIO NELLA TERRA DEL GATTOPARDO

Giuseppe Tomasi di LampedusaIl Gattopardo “La preferita era S. Margherita Belice nella quale si passavano lunghi mesi anche d’inverno… proprio nella piazza ombreggiata, si estendeva per una estensione immensa e contava fra grandi e piccole trecento stanze.” (Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia)

 

“…ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose che con le persone. Poiché era così si capirà facilmente come la vita a S.Margherita fosse l’ideale per me. Nella vastità ornata della casa (12 persone in 300 stanze) mi aggiravo come in un bosco incantato…” (Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia)”

Il Gattopardo in ceramica

LA CASA

Piazza del palazzo del Gattopardo

               “Fu a Santa Margherita che alla tenera età di otto anni mi venne insegnato a leggere”

 

 IL PARCOParco letterario Tomasi di LampedusaL’ultimo e il maggiore dei tre cortili della casa di S. Margherita era “il cortile delle palme”  piantato tutto in giro da altissime palme cariche di quella stagione di grappoli non fecondati di datteri

L’ingresso dal cortile L

Erano delle scalinate brevi  ma nel cui spazio l’architetto barocco aveva trovato modo di dar sfogo a un estro indiavolato, alternando gradini alti e bassi, contorcendo le fughette nei modi più inaspettati, creando pianerottoli superflui con nicchie e panche, in modo da creare su tanta piccola altezza un sistema di possibilità di confluenze e defluenze, brusche ripugnanze e affettuosi incontri che conferiva alla scalinata l’atmosfera di una lite di innamorati.


Il giardino

S. Margherita Belice, Giardino palazzo GattopardoIl giardino, come tanti altri in Sicilia, era disegnato su un piano più basso della casa, credo affinchè potesse usufruire di una sorgente che lì sgorgava… Era tutto piantato a lecci ed araucarie, con i viali bordati di siepi di mortella e nel furore dell’estate quando la sorgente scemava il suo gettito era un paradiso di profumi riarsi di origano e nepitella, come lo sono tanti giardini della Sicilia che sembrano fatti più per il godimento del naso che dell’occhio.

La fonte del Palazzo del GattopardoRallegrava con i suoi zampilli la vasta fontana nel centro della quale su un isolotto di rovine artificiali, la dea Abbondanza, chiomata e discinta, versava torrenti d’acqua nel bacino profondo…una balaustrata lo cingeva, sormontata qua e là da Tritoni e Nereidi.


 La  chiesaChiesa palazzo Filangeri CutòLa chiesa stessa era grande e bella, ricordo, in stile Impero con grandi brutti affreschi incastonati fra gli stucchi bianchi del soffitto, così come sono nella chiesa dell’Olivella a Palermo, alla quale somiglia in più piccolo.

Particolare della Chiesa del palazzo del GattopardoParticolare dell’altare

Il teatro Il teatro del palazzo del GattopardoEra questo un vero e proprio teatro, con due file di 12 palchi ciascuna, più un loggione e si capisce, la platea… La sala era illuminata da lampade a petrolio dorato posate su bracci che sporgevano sotto la prima fila di palchi. Ogni tanto giungeva una compagnia di comici…Vi era recita ogni sera: e il repertorio era vastissimo…

 

Il Parco Letterario Tomasi di Lampedusa

Con l’auspicio della Comunità Europea il 29 ottobre del ‘2000 è nato il Parco Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa di Santa Margherita Belice (Agrigento), tutto da visitare e da fruire, alla ricerca soprattutto della mitica “Donnafugata”, che ne Il Gattopardo s’identifica con Santa Margherita e i suoi luoghi e, in particolar modo, con il Palazzo Filangeri Cutò, la casa materna avita, che fu un punto di riferimento cruciale per la formazione dello scrittore e per la sua ispirazione. Un viaggio sentimentale che arricchisce e che offre l’occasione di visitare i luoghi del terremoto del Belice del 1968, quando numerosi paesi del triangolo agrigentino-trapanese-palermitano ebbero gravissimi danni e migliaia di vittime. Nella chiesa privata del palazzo Filangeri Cutò, appartenente a Tomasi di Lampedusa, gravemente danneggiata e ora ricostruita, è stato creato il Museo della Memoria, in ricordo del sisma, i cui segni peraltro si vedono ancora (vedi sotto), pur essendo passati quasi quarant’anni.

 Piazza del palazzo del Gattopardo



Scheletro di palazzo nella zona del parco




Anche la mano dell’uomo ha deturpato un paesaggio che doveva rimanere incontaminato.

 




Gattopardo, abito di Angelica

Cere, manoscritti e costumi

All’interno del Palazzo del Gattopardo vi è un piccolo museo, dove sono esposte le lettere, gli appunti, la documentazione e le foto d’epoca dello scrittore, il manoscritto e il dattiloscritto del romanzo, costumi. E’altresì possibile ascoltare la voce di Giuseppe Tomasi, unico audio esistente. Inoltre in una sala attigua vi è un piccolo museo delle cere dei personaggi principali de Il Gattopardo, che possono essere ammirate mentre le pagine del Gattopardo rivivono con dialoghi, musiche e narrazioni ed effetti di luci.


 


Donnafugata

Fu Tomasi di Lampedusa a coniare il nome di Donnafugata ne Il Gattopardo, da un episodio storico legato al palazzo di famiglia Filangeri Cutò di Santa Margherita Belice. Il nome significa letteralmente “donna in fuga”, in riferimento alla regina asburgica Maria Carolina, consorte di Ferdinando IV di Borbone, che a seguito dell’ingresso in Napoli delle truppe di Gioacchino Murat, ai primi dell’ ‘800, fuggì in Sicilia, rifugiandosi nel Palazzo Filangeri-Cutò di Santa Margherita Belice. Paese e palazzo nel romanzo s’identificarono con Donnafugata. Nel 1983 la famiglia Rallo di Marsala, per valorizzare un territorio ricco di tradizioni vito-vinicole, ha creato nella vicina Contessa Entellina, citata nei libri di Tomasi di Lampedusa, – riserva naturale boschiva e montana, sulla cui sommità c’è la bellissima abbazia di Santa Maria del Bosco (vedi ultima foto ) – una casa vinicola rinomata e che ha lanciato anche l’interessante progetto della “vendemmia notturna”, per fare aumentare il valore aromatico delle uve e rendere meno gravoso il lavoro dei vendemmiatori. La casa vinicola s’intesta diversi progetti culturali, tra cui il premio letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Contenitori di mosto refrigerati

Cantine vinicole Donnafugata

      Vendemmia notturna

Vendemmia notturna                             


Contessa Entellina, Chiostro di Santa Maria del Bosco (mt.800)             

Abbazia Benedettina, chiostro, notturno

(Ubaldo Riccobono, tutti i diritti riservati)


Vado a Praga e Budapest, arrivederci a settembre

15 mercoledì Ago 2007

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Tag

arte, grossman, letteratura - articoli, pittura, poesia, sciascia, viaggi

TRA SOGNO E REALTA’
 

Sogno

Folklore thailandese, la danza del sogno 

"Come vorrei sognarti stanotte e gridare il tuo nome nel sonno, così che il segreto venga svelato e io non ti nasconda al mondo! Sei una donna che deve essere svelata!       Yair "

 

(Che tu sia per me il coltello, di David Grossman)

 

Storia

 

“Tutta un’impostura. La storia non esiste. Forse che esistono le generazioni di foglie che sono andate via da quell’albero, un autunno appresso all’altro? Esiste l’albero, esistono le sue foglie nuove: poi anche queste foglie se ne andranno; e a un certo punto se ne andrà anche l’albero: in fumo, in cenere. La storia delle foglie, la storia dell’albero. Fesserie! Se ogni foglia scrivesse la sua storia, se quest’albero scrivesse la sua, allora diremmo: eh sì, la storia… Vostro nonno ha scritto la sua storia? E vostro padre? E il mio? E i nostri avoli e trisavoli?… Sono discesi a marcire nella terra né più né meno che come le foglie, senza lasciare storia… C’è ancora l’albero, sì, ci siamo noi come foglie nuove… E ce ne andremo anche noi… L’albero che resterà, se resterà, può anche essere segato ramo a ramo: i re, i vicerè, i papi, i capitani; i grandi, insomma… Facciamone un po’ di fuoco, un po’ di fumo: ad illudere i popoli, le nazioni, l’umanità vivente… La storia! E mio padre? E vostro padre? E il gorgoglio delle loro viscere vuote? E la voce della loro fame? Credete che si sentirà nella storia? Che ci sarà uno storico che avrà orecchio talmente fino da sentirlo?”

 

(Il Consiglio d’Egitto, di Leonardo Sciascia)

 

Arte

 Cattedrale di Rouen, Monet au pixel

Monet au pixel

Cosa nascondono

le iridiscenze au pixel

di Monet sulla facciata

della cattedrale di Rouen?

Il sogno.

Sotto, la struttura

resta sempre la stessa.

Cattedrale di Rouen, Monet au pixel 

(Ubaldo Riccobono, tutti i diritti riservati)

10 venerdì Ago 2007

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Tag

bambini, thailandia, viaggi

DALLA THAILANDIA CON AMORE

 

“Un vero viaggio di scoperta non è scoprire
nuovi luoghi ma avere nuovi occhi”, Marcel Proust

 

PARTE SECONDA

BAMBINI DI THAILANDIA

 

I bambini di Thailandia


Nel villaggio dei LannaNel villaggio dei Lanna



 

Impastati d’astrattezza

noi occidentali

ci meravigliamo

se l’umiltà altrui

è un modo di essere,

Nel triangolo dscambiamo la gentilezza

per dabbenaggine

e non vogliamo mai imparare

da chi sapendo meno di noi

Nel villaggio dei Lannaci offre soltanto un sorriso.

Negli sguardi luminosi

i bambini di Thailandia

sembrano tutti

piccoli Buddha

e ciascuno, se vuole,

può trovare in essi un messaggio

di pace e di semplicità.

 

In un asilo tra le risaie

in un asilo
 

Giunti alfine e visitate le risaie

avvistammo un prefabbricato

tra capanne che danzavano

malferme nella verzura:

era l’asilo d’infanzia del villaggio.

Sul limitare, guardinghi, i bambini

avevano sospeso le assegnate incombenze,

meravigliati dell’intrusione dei visitatori.

La regola prima, che loro avevano imparato,

– il rispetto dell’altro – era violata

(ma l’innocenza non ha saputo mai proibire)

e si schermirono appena alla protervia

degli invasori, sorridendo disincantati;

altri, con occhi perplessi e il viso imbronciato,

quasi per supplica, sembravano chiedere:

“Gli stranieri vogliono frugare nella nostra povertà?

Cos’altro si può vedere in un asilo

se non bambini che cantano, giocano

e studiano i primi rudimenti della lingua?

E’ diversa, la nostra povertà da quella

dei nostri fratelli d’Europa?”

In un asilo 

Quassù la rinuncia è scelta di vita;

per i bambini il bastone non è solo bastone

è anche cavallo da cavalcare

e le bambole di stracci fatte in casa

sono più amate di quelle di seta

delle migliori boutique di Chiang Mai.

Abitano sulle palafitte, i bambini dei villaggi,

in capanne che ai loro occhi sembrano castelli

e lì inventano la vita d’ogni giorno:

nella stanza comune, dove si mangia,

nel dopopranzo studiano assorti,

mentre le madri filano roba da vendere;

se piove, finiti i compiti, dopo le preghiere,

iniziano i giochi e, alfine, stanchi

s’allungano su pagliericci per dormire.

Ai bambini dei villaggi non mancano i sogni,

ma li custodiscono gelosamente nell’intimo,

per quel giorno in cui tutto cambierà.

 

Il figlio del pescatore

Sul fiume 

Il figlio del pescatore

nuota festoso

nel fiume fangoso;

non importa se il genitore

ha preso alla rete

più sogni che pesci

e magro risulterà il guadagno

al mercato del villaggio:

Villaggio sul fiumegrande sarà il merito, invece,

nel Nirvana dei cieli.

 

La ribellione di Melo-Sichei

 Madre e figlia, donne giraffa

Nel paese dei Padong

Melo-Sichei canta

con voce melodiosa

il suo inno di ribellione,

nello stand stracolmo

di statuette intarsiate

che offre ai turisti.

 

I popoli sono tutti fratelli

io non voglio portare  anelli…

 

Un collo allungato

dal peso di anelli d’oro

non è distinzione di stirpe

né bellezza di donna,

ma sforma soltanto le spalle

tra lancinanti dolori.

 

I popoli sono tutti fratelli

io non voglio portare  anelli…


La schiavitù delle donne giraffa

non è conosciuta

nelle grandi città

e Melo-Sichei,

già mito sui monti,

sogna d’andare a Bangkok

in una scuola d’incisione,

per annunciare al mondo intero

con voce melodiosa

l’inno di ribellione.
 

I popoli sono tutti fratelli

io non voglio portare  anelli…

 Nel paese delle donne giraffa

Sul Doi Suthep

 Nella jungla

Due draghi alteri a sette teste

con lunghe code multicolori

di pietra smaltata s’arrampicano

sinuosi sui fianchi della scalinata

di duecentosessanta gradini

e sembrano ammonire i forestieri:

lassù bisogna osservare

religioso silenzio.

La scalinata del Doi Suthep

Al passaggio, s’alza una nenia di bambine

dai variopinti costumi Lanna;

accoccolate sugli scalini invocano…

Sulla scalinata del tempio 

Un bath, Signore, un bath…

Un bath per campare

Un barh per mangiare

Un bath per studiare

 

Un bath è la quarantacinquesima

parte d’un euro, meno d’un obolo:

perché non dare l’intero?

Le piccole prefiche rifiutano sdegnose,

non chiedono l’elemosina

danno in cambio un souvenir

o si mettono in posa per una foto ricordo.

 Sulla scalinata del tempio

Una foto un bath, Signore…

Un bath per campare

Un barh per mangiare

Un bath per studiare

 

Ripetono in coro con un sorriso

e in cambio accettano offerte generose.

 A scuola di Buddhismo

Nel tempio del Wat Prathat

regna la preghiera

 e la musica di giovani orchestrali


Orchestra di giovanie suonano campane tibetane.

La città di Chiang Mai, Rosa del Nord,

ricca perla della Svizzera Thai,

si stende lontana nella valle.

Più vicina s’immagina la suggestiva Himalaya

che s’intravede lontanissima nella foschia di nubi.

 Dal Doi Suthep
 

Un giovane monaco

 Giovane monaco buddhista

Un giovane monaco s’immagina

di vegliare come fece Buddha,

assiso sulla silenziosa riviera,

mentre esorcizzava, nel trascorrere

degli astri, il primigenio teorema.

 

Alterna è la sorte dei mortali

nello sconfinato universo;

ciascuno paga la colpa

della sua sofferenza

e la vicenda non ha fine.


Solo ci salverà l’innocenza

In un villaggio della junglaNel triangolo d

 

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