GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO
LA BIBLIOTECA MUSEO
“Luigi Pirandello”
Pirandello, disegno di Vincenzo Sciamè
e
MURALIA
Associazione Culturale
PRESENTANO:
“…Mnemosyne… come non averci pensato prima… ricordare… tutto quello che abbiamo raccontato finora accadeva, ma è come se non fosse mai accaduto… perché nessuno lo raccontava…”
La forza del mito e del ricordo, per raccontare le origini e le nostre radici, in una rappresentazione scenica che si dipana per quadri, con musiche e danze: “Le maschere e il mito”, per la regia di Francesco Giordano, saranno il clou delle Giornate Europee del Patrimonio, che si svolgeranno sabato 29 e domenica 30 settembre presso la Casa Natale di Luigi Pirandello.
“Io credo che restituire alla scena teatrale, alle note di attenti musicisti, alle voci e alle guitterie (perché no?) degli attori, alle loro maschere ed ai loro ghigni buffoneschi e tragici le storie degli uomini sia un giusto (anche se insufficiente) ristoro di quel Dio che ha donato all’uomo il dominio dell’intelligenza.”
Il mito è trasformazione di storia e di storie, ma è anche memoria. Nasce come Mnemosyne, dea della memoria, figlia di Urano e Gea, che venne amata per nove giorni da Zeus, sotto mentite spoglie di pastore, e generò le nove Muse. Mito che Esiodo fa rivivere nella sua Teogonia e che celebra anche nelle Opere e i giorni, precipuamente basate sulla glorificazione della potenza di Zeus:
Innalzo il mio canto ispirato
grazie alle Muse eliconie,
sovrane del sacro monte,
le quali, intorno alla fonte scura
e all’altare del forte figlio di Crono,
con tenere movenze danzavano,
e bagnate le membra leggiadre
nel Permesso e nell’Ippocrene
o nell’Olmeio divino,
sulle alte pendici dell’Elicona
intrecciavano ritmi belli e soavi
con volteggi veloci.
Di lì levatesi, nascoste da molta nebbia,
notturne andavano, con incantevoli accenti
a celebrare il padre degli dei ed Era signora,
argiva, dagli aurei calzari,
e la figlia dell’Egioco , la glaucopide Atena,
e Febo Apollo, e Artemide saettatrice,
e Posidone, signore della terra, scuotitore del suolo,
e Temi veneranda, e Afrodite dagli occhi guizzanti,
e Ebe dall’aurea corona, e la bella Dione,
e Leto e Iapeto e Crono dai torti pensieri,
e Aurora, e Sole grande e Luna splendente,
e Gaia, e il grande Oceano, e la nera Notte,
e degli altri immortali, sempre viventi, la sacra stirpe.
Esse una volta a Esiodo insegnarono un canto armonioso,
mentre pasceva gli armenti sotto il divino Elicona;
questo mito, per primo, a me dissero le dee… (Esiodo, Teogonia)
“Zeus annienterà anche questa generazione di uomini votati a morte, quando al nascere appariranno già maturi e con le tempie grigie” (Esiodo, Le opere e i Giorni)
Cocò Gulotta impersona Prometeo
Storie e leggende di uomini e di dei e di semidei s’intrecciano con quadri tratti anche da Apollodoro, autore dell’opera Sugli dei, dove si parla del gigante Asterione, figlio di Urano e Gea, cielo e terra, di Minosse e del Minotauro. Lettura mitologica, però, in chiave moderna, con stralci da “Trilogia” di Clelia Lombardo e Patrizia D’Antona. Si tratta anche di una visione poetica molto aggiornata, che si avvale di studi e ricerche di autori del calibro di Jean Pierre Vernant (Le origini del pensiero greco), di Robert Graves (La mitologia greca) con la sua contestata teoria pelasgica, di Christa Wolf, scrittrice, tra l’altro, del romanzo Medea.
E a proposito della Medea infanticida di Euripide, che contrasta anche con la etimologia del nome “colei che porta consiglio”, la Wolf è riuscita a documentare e a sovvertirne il mito distorto (grazie all’ausilio di studi e reperti molto recenti), dimostrando che furono i Corinzi a lapidarne i figli per vendetta e che Euripide nella sua tragedia, dietro onorario, si prestò a contraffarne la storia.
“Sai cosa cercano, Medea? Cercano una donna che dica loro che non hanno colpe; che sono gli dei, oggetto casuale di adorazione, a trascinarli nelle loro imprese. Che la scia di sangue che si lasciano dietro fa parte della mascolinità cosí come gli dei l’hanno determinata. Grandi bambini terribili, Medea. E’ cosa che s’intensificherà, credimi. Si propagherà… “. (Christa Wolf, Medea)
Dice Francesco Giordano, che ha curato testo e regia ed ne è anche attore, che lo spettacolo vuole coinvolgere in particolar modo gli studenti e, per la sua flessibilità, può essere fruito da una vasta gamma di spettatori: “Lo spettacolo nasce dal desiderio di vivere momenti di emozione negli spazi che la storia e il “fato” ci hanno restituito integri nella loro capacità di affascinare; spazi particolari ricchi di vita e di passato, di mistero e di spiritualità.”
Le storie, come tutte le storie di maschere, si prestano anche ad una lettura pirandelliana, in linea con il luogo della rappresentazione; in particolare quella di Medea, cui il mito diede la “forma d’infanticida”, fino alle estreme conseguenze, malgrado il suo puro messaggio di donna e di madre.

Il programma delle due giornate
Sabato 29 settembre: visita guidata alla Casa Natale di Luigi Pirandello (ore 13.00; 15.00; 18.00);
viaggio sentimentale “I luoghi del Caos” dell’associazione “Il cerchio” (ore 9.00; 18.00)
rappresentazione scenica “Ciak si giara”, liberamente tratta da “La giara” di Pirandello, interpretata dagli studenti della scuola media A.Frank di Agrigento, coordinati dalla docente Iosè Tedesco (ore 10.00; 11.00). A seguire letture di opere pirandelliane da parte degli studenti del Liceo Scientifico “Leonardo Sciascia” di Agrigento.
Domenica 30 settembre: visita guidata alla Casa Natale di Luigi Pirandello (ore 9.00; 13.00; 15.00; 18.00);
Rappresentazione teatrale “Le maschere e il mito” a cura dell’Associazione culturale “Muraloa” di Palermo, testo e regia di Francesco Giordano (ore 18.00, ore 19.00).
ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuu anke a me piace pirandello ma preferisco d’ annunzio e umberto saba. sn un appassionato di letteratura italiana ^__^!!! cmq passa sul mio blog 6 un mito n__n!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
il mio blog è int3rista.splinder.com
Magari potessi essere lì, avrei avuto il piacere di partecipare.
Complimenti.
Felicità
Rino, triste per la lontananza
Auguri ai tuoi amici, il teatro è una delle piu’ grandi mimèsi artistiche, la piu’ forte ed entusiasmante. Sei un generoso, nel pubblicizzare le loro attivita’, ma questo lo sapevamo gia’. Il commento entusiasta – il primo , seguito dal secondo – mi ha fatto sorridere. Sei un mito, sì, mio caro Ubaldo. Con affetto.
bravo, coltissimo e generoso veramente! felicenotte, ubaldo, da grazia
E’ vero, la memoria è molto importante, se nessuno avesse ricordato e raccontato storie e miti, prima di una loro completa stesura scritta, permettendone la trasmissione fino a noi, probabilmente molte delle meraviglie che oggi gli studenti possono studiare apparirebbero notevolmente sbiadite e impoverite. E in un’antica fase iniziale di divulgazione orale dei miti, la memoria è essenziale: penso alla funzione di tutto quell’apparato formulare greco presente per esempio nei poemi omerici, agli epiteti fissi riferiti a figure umane e divine, che servivano a far memorizzare e decodificare situazioni tipiche o eroi e divinità; questi dovevano essere facilmente identificabili con il semplice richiamo mnemonico di una formula fissa (quasi sempre in fine verso), o di una caratteristica precipua (Atena dagli occhi cerulei, Era dalle bianche braccia, Zeus Egioco, Achille piè veloce, l’accorto Ulisse…). La memoria era un elemento indispensabile laddove non si aveva il supporto della resa scenica.
Certamente, nella Teogonia di Esiodo la trattazione mitologica ha un ruolo diverso rispetto al mito presente nei poemi omerici e il proporsi del poeta come scelto dalle muse, per essere l’artefice della poesia, fa riflettere sul significato di poesia intesa come “creazione”. E Mnemosye è anche la conoscenza che permette di prendere volontariamente delle decisioni e creare qualcosa.
I miti, presenti con diverse varianti pure nella tradizione teatrale, oltre a ricevere l’antico contributo di una tradizione mnemonica, trovano conferma in raffigurazioni artistiche mitologiche su oggetti. Visto che hai nominato la Medea di Euripide, mi viene in mente che nei vasi greci lei è spesso rappresentata come una donna orientale con il berretto frigio. Altre volte, su pitture murali e sarcofagi romani è raffigurata con vesti greche (per esempio nell’affresco proveniente da Ercolano). Interessantissima la questione di Christa Wolf della riabilitazione di Medea, che nella tragedia di Euripide, oltre a causare la morte di Creusa, a lei preferita da Giasone, uccise anche i propri figli: in un sarcofago romano (Berlino) vi è raffigurata tutta la tragedia di Medea secondo la versione euripidea.
Sicuramente la visione della Wolf su una Medea più femminile, che rispetta i figli partoriti, offre degli spunti di riflessione.
Fai bene a raccontare, a pubblicizzare e a ricordare, caro Ubaldo.
Un bacione,
Rosalba
Il tuo doppio senso è simpatico, s1m0n393. Parlando di miti, non si può essere che mitici. Auguri per il tuo blog e la tua Inter.
Le distanze pesano, Rino, davvero. Proficua settimana.
Il teatro è la vita, la vita è il teatro, Tullia. A volte ci si può nascondere, ma la verità viene a galla, quella relativa. Il mito è un travestimento e io, a volte, come mi ha insegnato il mio Maestro, indosso una maschera, ma scopro che si tratta di una maschera nuda. Metafore, Tullia. Un abbraccio.
Il tempo è sempre tiranno, Grazia. Rispondo con ritardo, per ringraziarti.
Ho cercato di arricchire il tutto con qualche ricerca nonchè con reminiscenze varie, e delle foto (bellissimi i quadri del mio amico Sciamè). Era un modo per rendere onore e gratificare degli amici, come sottolinea bene anche Tullia.
Buonanotte a te.
Sicuramente i tuoi commenti costituiscono degli autentici post che riescono ad integrare in maniera puntuale, precisa e colta, i miei testi. Il che mi riempie di gioia e mi permette di arricchirmi.
Hai detto bene della memoria. Si scrive perchè si ha memoria di qualcosa, diceva Sciascia e, in particolare, sono fondamentali i primi anni della fanciullezza (fino ai dieci-dodici anni). E per questo scriviamo quello che siamo. Così il mito, anche se le storie vengono travestite, modificate, interpolate, addirittura stravolte. Ma un fondo della vita nei miti c’è sempre.
Vero quello che tu citi a proposito della poesia greca, che si avvaleva di formule fisse. Anche Esiodo. Nell’incipit che io ho liberamente adattato in talune parti, era evidente la reiterazione di formule.
A volte le reiterazioni sono utili nelle rappresentazioni teatrali, laddove gli attori, con grande espressività, riescono a farcene percepire il senso, in chiave anche onomatopeica. Furono i greci i maestri del teatro, che era dramma e poesia insieme. Quanto a Medea, mi sembra che la sua rivalutazione sia un fatto importante, incarnando il prototipo della donna che si ribella contro tutti e contro tutto, ma paga in base al principio rozzo e primordiale omen nomen. Grazie del tuo contributo, Rosalba.
Passare da qui e leggerti sarà un piacere che mi prenderò spesso. Sono un amico di Pirandello in distanza geografica ma in sintonia emotiva vicinissima.
Mi sento onorato, Mollymou, del tuo passaggio e continuerò ad esserlo quando ritornerai. In passato, di tanto in tanto, io sono entrato nel tuo sito in silenzio, per sbirciare. Ne ho ricavato sempre una bella impressione, di gradevolezza. Buonanotte.
Riporto questa frase da te pubblicata : “Lo spettacolo nasce dal desiderio di vivere momenti di emozione negli spazi che la storia e il “fato” ci hanno restituito integri nella loro capacità di affascinare; spazi particolari ricchi di vita e di passato, di mistero e di spiritualità.”
e allora penso che quando mi capita di percorrere il lungo viale del caos e giungere davanti a quella costuzione che è dentro le mie ossa perchè parte del mio dna…non posso far altro che chiudere gli occhi e ripetere dolcemente:
Una notte di giugno
Caddi come una lucciola
In una campagna
Di olivi saraceni
Affacciata agli orli
D’un altipiano
Di argille azzurre
Sul mare africano….
Se solo gli altri potessero immaginare cosa è per noi agrigentini Pirandello…
Un bacio africano
Sento il respiro dell’aria ottima che è passata dal mio blog e l’ha ravvivato, Arietta. Già per noi sono importanti Pirandello e i suoi luoghi. Bisogna venire al Caos e visitare i luoghi, la casa natale, il pino – ahimè non più svettante – godere il panorama dell’azzurro mare africano, passare di sera e vedere sorgere la luna. Allora si potrà intuire perchè è nato Pirandello. Grazie per avercelo ricordato. Mi pare però di avere scritto un post ragionato e sentimentale sui luoghi del Caos, che può essere consultato alla categoria Pirandello. Buonanotte, goditi l’arietta mite che ancora spira questa sera.
“Ciascuno si racconcia la maschera come può – la maschera esteriore – perché dentro di noi c’è l’altra, che spesso non s’accorda con quella di fuori. E niente è vero! Vero il mare, sì, vera la montagna; vero il sasso; vero un filo d’erba; ma l’uomo? Sempre mascherato, senza volerlo, senza saperlo, di quella tal cosa ch’egli in buona fede si figura d’essere.”
un bacio Ubaldo
Grazie, Maria, delle tue gratificazioni pirandelliane. Ci aiutano tutti a capire, a capire come gli uomini, molto più delle donne, possono essere spesso di pietra in fondo al cuore e celarlo con una maschera. Un bacio.
Un post che avvince e mi vince nel desiderio, che dovrà restare inappagato, di partecipare a questo evento.
Pirandello è da sempre un mio “mito”, tanto per rimanere in tema 🙂
Nel suo relativismo gnoseologico riconosco il mio personale approccio alla vita.
Buona serata
Aglaja
Grazie, Aglaja. Pirandello è molto attuale, più lo studio, più mi convinco. Non si finisce mai d’imparare con lui. Buon fine settimana.
Ubaldo
carissimo Ubaldo , ho avuto il piacere di conoscerti ieri sera al Kaos in occasione della messa in scena del mio spettacolo “Le Maschere e il Mito” e sono stato lieto di scambiare alcune parole con te ed i tuoi amici. Brevi momenti che hanno ricompensato me ed i miei compagni di viaggio di fatiche e tensioni inevitabili quando si parla di teatro( quando poi ci si mettono pure i problemi tecnici !!) . E’ enormemente piacevole , una vera delizia dell’animo, scambiare quattro chiacchere con persone miti, colte, attente a quanto scorre attorno… è piacevole scoprire che quanto si è scritto viene condiviso e che un progetto su cui si è sudato tanto risulta valido ed interessante e, sopratutto, che i presupposti culturali da cui si è partiti vengono condivisi ( grazie della citazione sul teatro) e approfonditi.
Ti sarei enormemete grato se potessi fare un altro piccolo, grande , sforzo e scrivessi un tuo parere sullo spettacolo e sulla serata. Sarebbe un bel regalo e finalmente potrei leggere un “pezzo ” utile al cammino che la compagnia sta percorrendo.
Per quanto mi riguarda , la serata è stata come me l’aspettavo … magica.. fare teatro a Casa Pirandello …… cosa si può pretendere di più.
Aspetto una tua preziosa risposta
Francesco Giordano
( autore e regista de “Le Maschere e il Mito”
Sarai accontentato, Francesco. Per intanto, una semplice risposta di saluto amichevole. E’ stata una bella serata che mi ha arricchito moltissimo. Il tuo progetto merita di essere portato in giro per il mondo, dove c’è gente che vuole apprezzare cultura autentica. Siete tutti bravi e lo spettacolo è encomiabile sotto tutti i profili. Tu hai avuto il piacere di recitare sotto la Casa Natale di Luigi Pirandello, io ho avuto l’opportunità di apprezzare cosa realmente significa mito, che una società smemorata come la nostra sembra voler dimenticare, mentre mi è parso di individuare che c’è molta gente che voglia comprendere bene il significato del mondo classico, che in effetti rappresenta le nostre radici. A risentirci a presto. Ti ringrazio del tuo passaggio e salutami tutti i componenti della tua compagnia, invero colti, alla mano e simpatici. Ad maiora
caro Ubaldo , grazie e … attendendo il tuo pezzo ( sai bene che ogni promessa è debito) vorrei mandarti alcune foto scattate ad agrigento, ma non so bene come fare . dammi istruzioni. ciao francesco